il rapporto con l’animale come condizione per la community  

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E questo invito, a sua volta, è possibile accoglierlo solo qualora si ammetta che l’altro vivente si rivela a noi in corrispondenza della libertà con cui gli concediamo di essere quello che è: vale a dire dei presupposti con cui noi ci avviciniamo a lui, dei concetti con cui noi lo anticipiamo, ovvero dell’orizzonte che noi apriamo per il darsi della relazione. Se è ingenuo pensare che si possa “interrogare” qualcosa senza pregiudizi, allora il discrimine sta nella qualità dei pregiudizi.

Così conclude l’antropologa:

 

«Credo fermamente – e la mia esperienza con altri animali conferma questa mia convinzione – che trattare i membri di altre specie come persone, come esseri con un potenziale molto superiore alle nostre normali aspettative, faccia venire in luce quanto c’è di meglio in loro; e che questo meglio contenga doni imprevedibili.

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