È circa una settimana che il mio tenerissimo coniglietto mi ha lasciato per sempre, ma ogni giorno, nonostante lo studio, che in questo periodo mi sta impegnando moltissimo, spesso penso a lui, alla sua dolcezza e a quanto mi manca. La sera in cui se ne è andato ho sentito un bisogno irrefrenabile di scrivere tutto quello che avevo nel cuore, di cercare di ricordare la sua dolcezza per sentirlo più vicino. Io mi rendo conto che non è una persona e mi rendo conto della necessità di distinguere, di considerarlo un animale, quale è, ma la sua perdita mi ha procurato un grande dolore; scrivere un pensiero dietro l'altro nel loro libero fluire, stranamente mi ha aiutato a stare meglio, a ricordare con tenerezza il rapporto indimenticabile che ho instaurato con un animale meraviglioso, che ha saputo darmi tantissimo e che mi ha aiutato a diventare una persona migliore. E' vero: "si continua un po' a vivere se c'è qualcuno che ci racconta"…
Da quando si è sentito male l'ultima volta, ho intuito che per lui non ci sarebbe stato più molto da fare. Ormai ero in grado di capire, semplicemente osservandolo se il suo malessere era passeggero o se forse era il caso di preoccuparsi un po' di più… Non era più lui; era un coniglio diverso, demotivato, spento. Non era più in grado di fare quello che aveva sempre fatto, di "coltivare" le sue tenerissime abitudini, di pulirsi con tanta pignoleria.
Quando stava ancora bene rimanevo per delle ore a guardarlo, come incantata dalla dolcezza e dalla tenerezza che scaturivano spontaneamente da quelle mosse, da quei piccoli gesti, da quelle posizioni regolari, in cui nemmeno una parte del corpo risultava mai fuori posto. Questa immagine mi ha sempre fatto uno strano effetto: riusciva quasi a riconciliarmi con il mondo, a diffondere la serenità nella mia camera, dove per tanti anni ho vissuto giorno e notte in sua compagnia. A volte mi chiedevo perché mi bastasse così poco: osservarlo mentre compiva i suoi rituali di pulizia o vinto dal sonno si abbandonava completamente sul tappeto era sufficiente per farmi sentire meno triste, meno nervosa, per farmi sentire migliore. Non ho mai saputo darmi una spiegazione. Ma penso che il coniglio sia un animale straordinario, dotato di un potere fantastico, quasi miracoloso: è in grado di trasmettere un senso di pace a chi sa osservarlo nel modo giusto, a chi sa instaurare con lui un rapporto adeguato.
Ricordo che mi sentivo orgogliosa quando girava felice attorno ai miei piedi, cambiando spesso direzione e facendo quel rumorino di macina, che avevo affettuosamente denominato "grido di felicità" o quando nel leccarmi le dita trovava qualcosa che gli dava fastidio e cercava di livellare quella parte con la stessa concentrazione e pignoleria con cui si dedicava ogni giorno alla cura costante della sua "persona". Capivo che in quei momenti lui stava pulendo me proprio come aveva fatto con se stesso qualche minuto prima. Mi sentivo orgogliosa perché capivo che mi stava considerando un coniglio e credo che essere considerata un pari sia stato fondamentale nel legame che sono riuscita a instaurare con lui.
Spesso, durante le pause dallo studio, lo coccolavo per ore; non mi rendevo nemmeno conto del tempo che passava. Lui stava lì fermo, immobile, con la testina abbassata a ricevere le lente e lunghe carezze, facendo vibrare piano piano i denti come un gatto quando fa le fusa. E dopo poco mi rispondeva con una calda leccatina sulle dita e si posizionava sotto la mia mano per essere di nuovo accarezzato.
Mi faceva sorridere l'idea di averlo annoiato tantissimo durante la preparazione dei miei numerosi esami. Con lui ho cominciato l'università e avrei voluto ripetere a lui anche l'ultimo esame e magari la tesi… e ormai mancava così poco alla fine… Quando studiavo si sistemava accanto ai miei piedi tutto "appallottolato" in uno di quei tre o quattro angolini che aveva accuratamente scelto per il suo dormiveglia pomeridiano. Mentre io parlavo, parlavo, spesso lo vedevo combattere con il sonno che lo sorprendeva improvviso più volte durante il giorno; ma lui faceva di tutto per resistere, per rimanere sveglio, per mantenere la posizione a "pallina" fino a che, terribilmente stanco, emettendo dei suoni impercettibili, si lasciava cadere con tutto il corpo su un fianco, cullato dalla mia voce.
Fin da quando era ancora piccolo non ho mai fatto fatica a comprendere il suo modo di esprimersi: mi è sempre bastato osservare il suo sguardo per capire che cosa mi stava comunicando in quel momento. Prima di averne uno, non avevo mai pensato che i conigli potessero avere delle espressioni… e ne ho visto davvero tante e diverse in questi sei lunghi anni che abbiamo trascorso insieme! L'espressione assonnata, l'espressione stupita, quella imbronciata, quella curiosa, perfino quella felice, fino all'espressione triste e un po' assente degli ultimi giorni. Sono stati sei anni bellissimi in cui siamo stati inseparabili, siamo riusciti a costruire un legame profondo che ha arricchito entrambi, un rapporto inusuale che purtroppo non tutti sono in grado di comprendere fino in fondo.
In questi anni ho cercato anche di sviluppare la sua intelligenza: ha imparato molte cose, sono certa che si è evoluto molto più delle sue potenzialità. Ha potuto sempre esprimere se stesso, rapportarsi al mondo esterno nel modo a lui più congeniale, è stato continuamente desideroso di conoscere cose e ambienti nuovi e diversi, ha sempre vissuto libero di girare per casa, senza alcuna costrizione, ha avuto una vita intensa, ha corso, ha fatto le piroette sul tappeto, ha mangiato l'erba fresca di un prato, ha vissuto più volte l'esperienza dell' accoppiamento e, sebbene ne sia stato inconsapevole, anche quella della paternità.
Adesso lui non c'è più e scrivere queste righe mi fa stare inspiegabilmente meglio. Solo ricordare la sua tenerezza e sapere che è stato un coniglio felice può aiutarmi a convivere con la sua assenza. Ma nonostante questo, nonostante il passare dei giorni, avverto un forte vuoto dentro di me, mi accorgo che mi manca moltissimo. A volte mi sembra ancora di sentire il rumorino prodotto dalle unghiette mentre correva felice sul pavimento di legno della mia camera, mi sembra di sentire "il grido di felicità", di una dolcezza infinita, con cui ogni mattina mi dava il buongiorno saltando con un balzo sopra il letto per venirmi a svegliare e per comunicarmi che voleva mangiare. Non dimenticherò mai queste emozioni… Mi manca tanto, mi manca fisicamente, mi manca la percezione della sua continua presenza … La sera, prima di addormentarmi, ascoltavo i suoi spostamenti e avevo la sensazione straordinaria di non essere sola in quella stanza; mi sentivo quasi protetta da un esserino così piccolo eppure in grado di farmi una compagnia immensa, di manifestare in maniera così limpida la sua presenza e di riempire di sé e della sua infinita tenerezza tutta la camera. Non potrò mai dimenticare queste sensazioni e vorrei che solo questo rimanesse nei miei ricordi; non i momenti, ultimamente continui, di ansia per la sua salute, non le paure degli ultimi giorni, non la decisione che ho preso per lui… Vorrei che col tempo tutto questo scomparisse e lasciasse il posto unicamente ai bei ricordi degli anni trascorsi insieme. Adesso mi piace immaginarlo mentre corre sereno su un meraviglioso prato verde e saltella felice insieme a tutti gli altri animali…
Non credo che lo dimenticherò mai; avere scritto queste riflessioni mi ha aiutato a sfogarmi, a fissare in modo più o meno ordinato i pensieri e le considerazioni che ho rimuginato spesso in quest'ultima settimana, a abituarmi alla sua mancanza e a descrivere a chi non ha mai avuto un coniglio che tipo di legame è possibile creare con lui e quanto questa tenerissima "pallina di pelo" sia in grado di offrire ad una persona. E mi è servito anche a farlo rivivere attraverso i miei ricordi e a ringraziarlo per essere riuscito a evidenziare la mia parte migliore.
Forse può sembrare assurdo ma il nostro legame ha realmente modificato in meglio il mio carattere. Anche grazie a lui ho imparato a ricercare nei rapporti con gli altri la semplicità dei sentimenti, ad apprezzare la naturalezza delle emozioni: mi bastava guardarlo per assorbirne la genuinità e la purezza, per recepire quello strano senso di serenità che anche adesso che non è più con me, riesce ancora a trasmettermi con il solo suo ricordo.

Maddalena