di Marco Galeotti, Professore Straordinario di Patologia Generale Comparata, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Udine.
L'imponente epidemia di
Encefalopatia Spongiforme Bovina (BSE), conosciuta anche come "bovina pazza",
ha creato grossi problemi in tutta Europa, sia nel comparto zootecnico che in
quello della salute umana. La possibilità, infatti, che una malattia
neurolesiva ad esito letale, potesse essere trasmessa all'uomo con il semplice
consumo di organi cotti provenienti da bovini apparentemente sani, ha creato
grande diffidenza nei confronti delle carni animali. Per capire quello che sta
accadendo è opportuno fare alcuni passi indietro per parlare di una malattia
che colpisce le pecore e le capre, conosciuta in Gran Bretagna dal 1732: la
Scrapie.
Questa malattia deve il suo nome dal sintomo principale che si manifesta nelle
pecore ammalate, un forte prurito sul dorso che porta gli animali a grattarsi
violentemente fino a scorticarsi. La malattia si trasmette orizzontalmente tra
le pecore di un gregge, mediante l'abitudine che hanno alcune pecore di cibarsi
delle placente di soggetti infetti che hanno appena partorito. La malattia è
presente da sempre in svariati greggi europei, si diffonde lentamente, ma rimane
circoscritta ad un numero limitato di soggetti. La Scrapie fino ad ora ha destato
poco l'interesse dei ricercatori perché le perdite di animali e quindi
il danno economico sono sempre stati contenuti. La Scrapie, come la Sindrome
del dimagramento cronico dei cervi e delle alci (CWD) e I'Encefalopatia trasmissibile
del visone, sono malattie molto rare che interessano un numero limitato di animali.
Molti ricercatori hanno visto una evidente somiglianza con un gruppo di malattie
dell'uomo che hanno caratteristiche simili: lesioni neurodegenerative, lungo
periodo di incubazione, bassissima incidenza, difficoltà ad individuare
un preciso agente eziologico. Tra queste malattie ricordiamo: la malattia di
Creutzfeld-Jacob (CJD), la Sindrome di GerstmannStraussler-Scheinker (GSS),
l'insonnia fatale familiare e la Kuru. Proprio questa ultima malattia vede molte
analogie con la Scrapie, perché è descritta tra gli indigeni della
Papua e della Nuova Guinea che hanno l'abitudine di alimentarsi con gli organi
(cuore e cervello) dei parenti deceduti per serbare dentro di loro il ricordo
dell'estinto.
Queste malattie erano chiamate "malattie da virus lenti non convenzionali"
anche se non si era mai riusciti ad individuare un virus associato alle lesioni.
Le ricerche di Prusiner dei 1981 e dei 1983 hanno portato alla scoperta di particolari
proteine frequentemente associate alle lesioni degenerative dei neuroni sia
degli uomini colpiti dalla Kuru, come delle altre malattie, ivi compresa la
Scrapie della pecora.
Prusiner aveva notato che nei neuroni si individuavano abbondanti quantità
di proteine, che una volta isolate, si sono dimostrate prive di acido nucleico.
Il nome Prione dato a questa proteina significa, Proteinaceous infectious particle,
indica una proteina di 30.000 dalton di PM. Dato che una proteina priva di acido
nucleico non è in grado di replicarsi, appariva inspiegabile come la
proteina associata alle lesioni neurodegenerative potesse essere in grado di
trasmettere la malattia da un animale all'altro. La teoria di Prusiner, che
ha avuto anche delle conferme sperimentali, sostiene che la proteina prionica
normale PrPc, una volta che si trasforma in una proteina prìonica anomala
è in grado da sola di provocare il fenomeno patologico.
La proteina prionica PrPc è normalmente presente nelle cellule nervose,
e sembra utile alla trasmissione dell'impulso nervoso. Una mutazione (modificazione-postraduzionale)
di questa proteina determina un'alterazione del ripiegamento della proteina
da (aelica in un foglietto-bdisteso. Questa nuova PrP mutata, dato che è
stata ritrovata in abbondanza nei neuroni delle pecore malate da Scrapie(la
malattia capostipite di queste forme
spongiformi) è stata denominata PrPsc. la PrPsc, similmente ad un cristallo,
autocatalizza una reazione di polimerizzazione fibrillare, offrendo la propria
struttura come centro di nuclezione e di stampo. Le nuove PrPsc che si formano
sono insolubili, cristallizzano precipitando nella forma fibrillare amiloide.
Questo materiale precipitato nelle cellule nervose ne induce il danno degenerativo
progressivo che porta alla formazione di vacuoli (da questo il termine di malattia
spongiforme, perché l'aspetto istologico, dei tessuto nervoso è
quello di una spugna). Come ha fatto la proteina PrPsc ad arrivare nel cervello
dei bovini colpiti dalla sindrome BSE (bovina pazza)? Le ipotesi sono due, al
momento. La più conosciuta è quella che pone l'origine della BSE
dalla, Scrapie della. pecora: gli, scarti di macellazione delle pecore ammalate
di Scrapie sarebbero stati utilizzati per ottenere farine di carne fornite poi
alle bovine inglesi. La PrPsc di. derivazione ovina, una volta introdotta con
l'alimento (è molto resistente ai succhi gastrici), viene assorbita e
attraverso il sangue raggiunge il cervello, dove nelle cellule nervose catalizza
la trasformazione delle PrPc normali dei bovini. Recentemente il rapporto di
una commissione di scienziati inglesi ha ipotizzato che la malattia in realtà
sarebbe iniziata dalle stesse bovine. Una mutazione avvenuta in una bovina a
carico della sua PrPc avrebbe provocato la formazione di una PrPsc (il nome
rimane lo stesso), questa avrebbe innescato il fenomeno a catena per cui nella
bovina si sarebbero prodotte milioni di copie della proteina anomala. I resti
della macellazione della bovina sarebbero stati utilizzati per la preparazione
di farine animali date poi ad altre bovine, così il fenomeno si sarebbe
propagato in modo quasi esponenziale provocando la grossa epidemia di BSE nei
bovini inglesi che conosciamo.
Esistono però altre teorie sull'origine della patologia che!non sono
state provate ma solo ipotizzate.
La teoria Virale, considera l'agente causale costituito da un piccolo acido
nucleico più una o più proteine da esso codificate. La teoria
del Virino, che considera l'agente causale costituito da acido nucleico più
una proteina codificata dall'ospite. Un'altra teoria che si sta affacciando
negli ultimi tempi è quella dell'implicazione di metalli pesanti come
il rame (Cu) e il manganese. Il rame, in effetti, si trova normalmente legato
alla proteina prionica sana PrPc. Questo legame protegge le cellule nervose
dagli stress ossidativi ai quali sono continuamente esposte.
Alterazioni che potrebbero avvenire nell'equilibrio degli ioni metallici potrebbero
esporre le cellule nervose ad eccessivi stress ossidativi inducendo il danno.
Per quanto riguarda l'implicazione dei manganese al momento ci sono solo supposizioni.
In passato erano stati chiamati in causa anche i pesticidi,utilizzati in agricoltura
per proteggere i foraggi, che una volta assimilati erroneamente dagli animali
potevano innescare il danno cerebrale. Questa ipotesi non ha mai avuto nessuna
validazione scientifica. Non si esclude però che tutti gli altri elementi
nominati, virus, metalli pesanti, pesticidi possano in qualche modo giocare
un ruolo importante come cofattori della malattia, predisponendo le cellule
nervose alle lesioni provocate dai prioni.
Certamente il ruolo centrale delle proteine prioniche trasmesse attraverso le
farine animali, non debitamente trattate, non può essere messo in discussione
per spiegare l'epidemia inglese di BSE (bovina pazza). Dopo l'epidemia bovina
di BSE, mediante l'utilizzo delle parti nervose dei bovini con l'infezione la
malattia si è propagata anche ad altre specie animali compreso l'uomo
determinando un gruppo di malattie che per la loro somiglianza sono state definite
Malattie Spongiformi Trasmissibili (TSE). Tra queste ricordiamo la malattia
nei gatti domestici, nei felini selvatici degli zoo (puma, tigre, ghepardo,
ocelot) nei bovidi selvatici degli zoo (nyala, antilope, Kudu, antilope araba),
e anche nell'uomo dove ha provocato la forma che è stata definita variante
della CJD (VCJD). Nel cane la malattia non è stata mai descritta. Per
quanto concerne il rischio dell'uomo di contrarre la malattia alimentandosi
con carne di bovino è opportuno fornire alcuni dati. Su una casistica
ormai di più di 180.000 bovine ammalate di BSE (bovina pazza) i casi
di. malattia riscontrati in animali al di sotto dei 30 mesi sono soltanto 13
e più precisamente: 1 solo caso a 22 mesi di età, 3 casi a 24
mesi. Inoltre è opportuno citare il lavoro di Well et al. del 1998 pubblicato
sulla rivista scientifica inglese "Veterinary Records". Questo studioso
ha seguito prove di infezione sperimentale di cervello infetto dato a vitellini,
seguiti poi per 40 mesi, in modo da accertare con sicurezza la presenza dei
prioni nei tessuti.
Questo lavoro ha permesso di individuare i Prioni soltanto nel sistema nervoso
di soggetti oltre i 30 mesi, nell'intestino e nel midollo osseo.Non è
mai stata riscontrata presenza nei muscoli. A questo punto per la sicurezza
della salute umana la migliore precauzione è quella di utilizzare carni
di bovini sotto i 30 mesi di età, utilizzando di questi unicamente i
muscoli.
Per quanto riguarda le altre specie animali, gli stessi rischi, ma in modo estremamente
ridotto possono valere per la pecora e per la capra. I suini e i polli non sono
animali che hanno mai sviluppato forme di TSE, quindi le loro carni sono sicure.
I pesci ugualmente possono essere considerati sicuri, in quanto non sviluppano
TSE. E' ben conosciuta nel branzino una malattia che provoca lesioni nervose,
ma che non è da mettere in relazione con le TSE, in quanto è provocata
da un virus animale noto (nodavirus) che non è trasmissibile all'uomo.
I pesci venduti vengono comunque controllati per escludere questa malattia.
Altre ricerche dovranno essere condotte per chiarire completamente la causa
e l'evoluzione delle Encefalopatie Spongiformi trasmissibili, al fine di mettere
in atto tutte quelle precauzioni igienico-sanitarie per controllare e prevenire
queste malattie.