il rapporto con l’animale come condizione per la community  

WEBBIT 2003

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webbit03

PROTTY

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Hughes si avventura in un genere diverso di essere-nel-mondo, che non ci è del tutto estraneo, dal momento che l’esperienza di fronte alla gabbia sembra appartenere all’esperienza del sogno, un’esperienza conservata nell’inconscio collettivo. In queste poesie conosciamo il giaguaro non dal modo in cui ci appare ma dal modo in cui si muove. Il corpo è mentre il corpo si muove, o mentre le correnti vitali si muovono al suo interno. Le poesie ci invitano a immaginare noi stessi in quel modo di muoversi, ci invitano ad abitare quel corpo.

Con Hughes si tratta – lo ribadisco – non di abitare un’altra mente bensì di abitare un altro corpo. E’ questo il genere di poesia che propongo alla vostra attenzione oggi: una poesia che non cerca di trovare un’idea nell’animale, che non è sull’animale, bensì la testimonianza di un impegno con l’animale. […]

Mettendo in primo piano il giaguaro, Hughes ci mostra che anche noi possiamo incarnare gli animali, grazie a quel processo chiamato invenzione poetica che mescola senso e soffio vitale in un modo che finora nessuno ha saputo spiegare e mai riuscirà a spiegare. Ci mostra come far vivere dentro di noi il corpo vivente. Quando leggiamo la poesia sul giaguaro, e poi ci ripensiamo in tranquillità, per qualche istante noi siamo quel giaguaro. Si agita dentro di noi, si impadronisce del nostro corpo, è noi. […]» (pp. 63-66).

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